N°11

 

 L’ARCIERE DORATO

 

 

 

Non troverete mai a New York un altro bar come questo. No, l’ambiente non è diverso dagli altri locali malfamati di periferia: lo stesso buio, la stessa identica nebbiolina dovuto al fumo di sigaretta, gli stessi odori, le stesse scritte oscene nei bagni... tutto uguale. Persino la musica che esce dal juke box è la stessa. Quello che rende unico questo “bar senza nome” è la sua clientela esclusiva. In nessun altro posto, infatti, potete trovare i Sinistri Sei farsi una partita a poker, Bullseye e Boomerang sfidarsi al biliardo, Mr Hyde e Cobra farsi due birre e parlare dei vecchi tempi, Hobgoblin e il Costrittore fumarsi un sigaro davanti ad una partita di basket o un incontro di pugilato. Si perché anche i supercriminali ogni tanto hanno bisogno di staccare la spina e rilassarsi. Qui si scambiano commenti di vario genere ... i colpi che hanno fatto, dove sono stati dentro, chi li ha ingaggiati e chi hanno fatto fuori. Era dunque il posto ideale per scoprire chi avesse fatto ammazzare il Vendicatore Occhio di Falco, ucciso con una freccia al petto dopo che era stato processato con l’accusa di aver assassinato allo stesso modo il ricco industriale Roscoe T. Barlow. C’era un che di karmico nel suo fato... “chi di freccia ferisce di freccia perisce” si potrebbe anche dire. Ma c’è chi non crede nel karma, né tantomeno nella coincidenze. Ecco perché Parker Robbins, il criminale noto col nome di Hood, s’era recato qui, stasera. Chi aveva fatto fuori l’arciere? E su ordine di chi? Qualche parente di Barlow?

 “Vediamo che aria tira”, disse a se stesso, mentre varcava la soglia del bar senza nome.  C’era un sacco di gente, col bicchiere pieno. Qualcuno stava offrendo un giro di bevute a tutto il bar. Hood usò il potere che gli concedeva la sua cappa stregata per rendersi invisibile e non farsi vedere, mentre osservava il generoso benefattore.

<Coraggio ragazzi, fatevi sotto. Beviamoci sopra, come vuole la tradizione americana!> gridò l’uomo al centro della sala. Hood capì immediatamente che si trattava del suo uomo: era vestito con un costume tipo Robin Hood, con tanto di penna sul berretto, ma tutto color oro. Capelli neri, folti baffi e una mascherina sugli occhi. Non assomigliava a nessun volto noto del giro. La donna che era al suo fianco invece era nota: si trattava della Principessa Pitone, la criminale supersexy che di recente aveva testimoniato nel processo a Occhio di Falco. Fu la conferma ai sospetti di Hood.

<Oh dovevate vederlo: stava lì davanti alle telecamere a pavoneggiarsi e ad atteggiarsi, irritante come non mai. Cazzo, un bersaglio tanto invitante che non vi dico ...  allora ho preso la mira e...>  prese con uno stuzzicadenti un’oliva dal bancone, se la mise in bocca, e lanciò lo stecchino contro il bersaglio delle freccette, colpendo il centro rosso  <ZAK! Dritto nel petto! E’ cascato in terra come una pera matura con un solo colpo!>

<E fammi indovinare mon ami ...> chiese Batroc il saltatore, mercenario francese esperto di parkour e savatè <Sei stato tu a incastrarlo, oui? Quella sera, a le restaurant ...eri tu, vestito da Oeil du Faucon ,ad aver ammazzato monsieur Barlow?>

<C’hai preso, bello> rispose  <un’idea mia... anche se non ce l’avrei fatto senza la mia bella, qui.> disse accarezzando i capelli Zelda DuBois. I bagordi, le fragorose risate, i brindisi per sbeffeggiare il supereroe morto durarono diversi minuti, fino a quando l’arciere e la Pitone si sedettero ad un tavolino con un paio di drinks.

<Sicchè il servizio al Vendicatore glielo avresti fatto tu, eh?> chiese Hood, avvicinandosi al tavolo.

<Si perché? Che, non l’hai vista la TV? L’ho centrato in pieno con una di queste.> disse il baffuto toccando la propria faretra.

<Un bel piano non c’è che dire ... lo incastri, lo fai sbattere in gabbia, e appena esce lo stendi in un sol colpo, facile facile.>

<Beh ti assicuro che non è stato facile come dici tu ... ma frutto di mesi di lavoro> disse la Pitone sorseggiando il suo bloody mary.

<Mmmmm...  diciamo che io so per certo che state dicendo cazzate ... e adesso quello che vorrei sapere da voi due è “perché”.>

<Zelda tesoro ... vammi a prendere un’altra birra per favore ...ed una anche al nostro amico...>

<Non ti muovere.> disse Parker, tirando il cane della pistola che teneva sotto il tavolino.

<Metti via il ferro, cappuccetto rosso ... a parte il fatto che potrei strappartelo di mano in qualsiasi momento, è del tutto inutile ... voglio solo parlare d’affari...e non mi piace farlo con la gola secca.>

<Di affari, dici ...>

<E’ così. Vedi, soltanto uno poteva sapere che stavo raccontando frottole ... ovvero, chi ha realmente incastrato Occhio di Falco. Ma la seconda parte della storia è assolutamente vera.>

<E perché mai l’avresti fatto? Chi sei tu?>

< Mi faccio chiamare Arciere Dorato, come poi dedurre dal mio look. Io e il Vendicatore abbiamo dei trascorsi ... hai mai sentito parlare di Buck Chisholm?>

<Si, Trickshot. [1] Andava forte quand'ero un ragazzo e facevo i primi colpi.>

<Ecco, lui è stato il nostro maestro. Eravamo rivali da che eravamo due sbarbatelli. Abbiamo seguito le orme del nostro mentore, io ho rilevato la vecchia banda e lui s’è messo in proprio... il resto della sua storia la sanno tutti, dato che è di dominio pubblico: è stato beccato due volte da Iron Man, poi s’è venduto ed è divenuto un Vendicatore ...>

<Ed è per questo che ce l’hai con lui?>

<Oh no... no. Ce l’ho con lui perché ha ammazzato il mio maestro. Quell’ingrato maledetto non poteva chiudere un occhio, no ... doveva assolutamente portarlo dentro ...e durante la loro battaglia, lo uccise.>

<Ho sentito dire che Chisholm è morto per  via di un cancro ...>

<Cazzate. Probabilmente messe in giro da lui.>

<E com’è che di te non ho mai sentito parlare?>

<E’ stato mio compagno nel circo del crimine> intervenne Zelda <E abbiamo operato soprattutto in Europa. Se non ci credi, puoi chiedere a Ringmaster o ai fratelli Gambonno.>

<Già. E una volta mi sono battuto anche con Capitan America...>

<Facciamo che vi credo. Quale sarebbe questo affare da propormi?>

<Io vi ho fatto un favore, ammazzando il Vendicatore. E poco importa, le motivazioni personali che m’hanno spinto a stenderlo ... comunque vi ho reso un servizio. E voi mi dovete un favore.>

<”Voi” chi?>

<Non fare la sceneggiata con me, rosso!> disse l’Arciere <So per chi lavori . So cosa fate te e il tuo capo. E voglio entrarci. >

<Vuoi lavorare per voi (noi).>

<Esattamente. Sia come insegnante che nei lavori grossi. >

<Frena, non correre troppo. E’ vero, Occhio di Falco era una spina nel fianco, ma noi non ti dobbiamo niente.> gli disse Hood <Tuttavia, trovo la tua offerta interessante. Ne discuterò col mio socio.> prese la birra che c’era sul tavolo, fece un lungo sorso, si asciugò le labbra e disse:

<Mi faccio vivo io.> prima di congedarsi.

 

Manhattan. Upper East Side.

 

L’attraente morettina che si apprestava ad attraversare la strada, tenendo d’occhio il semaforo, si chiamava Maya Lopez e la sua vita nelle ultima settimane aveva subito uno scossone emotivo tale da eguagliare un terremoto al nono grado della scala Richter. Maya era in grado di ripetere  alla perfezione qualsiasi movimento vede, per quanto complicato esso  fosse. Avrebbe potuto imparare a suonare uno strumento musicale in un pomeriggio, ma non sarebbe stata in grado di godersi le deliziose melodie, perché è Maya era sorda. Ma per molto tempo aveva fatto anche finta di essere cieca,  dal momento che non si era accorta in che situazione si era cacciata e di che pasta erano fatti gli uomini per i quali lavorava. Come in una perfetta metafora, era servito l’intervento di un uomo chiamato Occhio di Falco per farle recuperare la vista e accorgersi della feccia che la circondava. Occhio di Falco era stato ucciso per questo gesto e lei non poteva non sentirsi in colpa. Adesso era venuto il momento di sdebitarsi, vendicando la sua morte. Vendicare un Vendicatore si potrebbe dire. Ed è per questo che stava prendendo l’ascensore per salire all’ultimo piano di questo palazzo. Uscita dall’ascensore suonò al campanello, chiedendosi come ogni volta quale fosse il suo suono. L’uomo che le apri la porta era un giovane di bell’aspetto, occhi e capelli scuri, uno e ottanta circa.

<Maya! Che bella sorpresa...>

<Ciao Mike. Posso entrare?>

 

In un'altra parte della città, un’altra graziosa morettina, di dieci anni più giovane, provava gli stessi sentimenti per Occhio di Falco. Kate Bishop doveva tantissimo a quell’uomo: l’aveva presa sotto la sua ala, le aveva insegnato a combattere, a tirare con l’arco e a combattere il crimine. La stava aiutando a realizzare il suo sogno di diventare un’eroina mascherata, e adesso dei bastardi lo avevano ucciso. Dunque covava anch’essa sentimenti di vendetta verso i suoi assassini. Ma chi era stato? Da dove cominciare? Ponendosi questo tipo di domande attraversava la soglia di casa, salutando la servitù. Salì in camera sua e sdraiò sul suo letto. Sua sorella Susan interruppe i suoi pensieri.

<Kate? Tutto bene.>

<Si Suzie, sto bene. Mamma dov’è?>

<E andata all’antiquariato. Ma tu che hai? Sembri incazzata ... qualche ragazzo?>

<Oh che palle Sue... ma solo di ragazzi sai parlare?>

<A diciassette anni dovrebbero essere la tua priorità! Perché devi essere così strana?>

<Oh senti non rompere va bene?>

<Non è che ti sei presa una cotta per quel  tuo  insegnante... quello figo, come si chiama... mr Barton?> le disse ridacchiando.

<Te ne vuoi andare dalla mia camera????> rispose lei nervosamente.

<Ci ho preso eh? E’ per questo che non viene a darti lezioni da un po’?>

<Cazzo Sue mi hai rotto veramente!! Mister Barton non centra nulla!! Lui... è fuori città, per questo non può venire!>

<Seee come no... inventatene un’altra. Ma se è passato di qui proprio stamane... >

<COSA?? MA COME???> gridò lei balzando dal letto.

<Si è venuto qui, si è scusato per aver interrotto le lezioni, dice perché ha alcune questioni personali da risolvere, e ha lasciato questa per te. > le porse una lettera.

<MA PERCHE’ NON ME L’HAI DATA SUBITO???> disse lei, avventa dosi sulla busta di carta.

<Scusa... non sapevo che ci tenessi tanto! Comunque, è comprensibile prendere una cotta per un tipo simile...  ma ricordati che ha quasi il doppio dei tuoi anni ok? Non farti illusioni ...>

<Dai, sparisci!> disse Kate spingendo la sorella fuori dalla sua camera.

<Ah è davvero cotta...> disse Susan scuotendo la testa.

Kate l’aprì di furia. Il bigliettino era di poche righe, ma la calligrafia e il testo erano inequivocabili:

 

Non fare stronzate. Non metterti in testa di andare a caccia dei miei “assassini”. E’ una cosa da Vendicatori, non impicciarti. Presto sarò di ritorno e ti spiegherò tutto quanto. Obbediscimi e non fare di testa tua come al tuo solito.

 

Un Abbraccio.

Clint .

Qualche ora dopo, a Coney Island, Jessica O’Leary stava per fare la stessa identica esperienza. Tornava dal lavoro, stanca e depressa. Nell’ultimo anno Clint Barton era entrato prepotentemente anche nella sua vita, colmando quel vuoto affettivo che la perdita di suo padre Jake aveva formato nel suo cuore. Clint era un buon amico, avevano stretto un fortissimo legame, e l’idea che anche lui gli fosse stato portato via la stava facendo sprofondare in un stato rabbioso che la stava rendendo disillusa, sfiduciata, acida.

Il biglietto attaccato al frigo fu quindi un toccasana per il suo umore e il suo equilibrio psichico. Poche righe, come nel caso di Kate, ma il senso era chiaro: sto bene, non preoccuparti. La felicità la fece piangere di gioia, gioia che pochi minuti dopo condivise con la sua giovane amica, che si era precipitava a casa sua.

<Jess, ascolta, non ci crederai mai ma...>

<Lo so. Ha scritto anche a me! E’ come un miracolo!> disse Jess, asciugandosi le lacrime, poi le due ragazze si abbracciarono affettuosamente.

<Sono troppo felice si saperlo vivo. Così appena torna posso ammazzarlo io per la paura che ci ha fatto prendere.>

<Ok. Prima però lo pesto per bene io ...> le rispose Kate.

 

Manhattan. Quella sera. Attico di Zelda DuBois.

 

La parrucca scura e la maschera con il pizzetto la aveva appoggiate sul lavandino del bagno, accanto allo specchio. Entrando nella doccia Clint fu felice di disfarsene. Mentre infilava la testa sotto l’acqua calda, ripensava al  piano orchestrato dall’agente Del  Toro. Era buono, poteva funzionare. Di là nel soggiorno però Zelda non era altrettanto convinta, e quando Clint uscì dal bagno, gli espose i suoi dubbi.

<Senti ... ripetimi un po’ il piano di miss FBI?>

<Ma ancora non sei convinta? Ha funzionato. Vedrai che tra qualche giorno ci chiamerà sul tuo cellulare... è così che lavorano. Prima devono verificare che la storia che gli abbiamo raccontato sia vera. .. piuttosto, io tuoi ex soci ci reggono il gioco?>

<Su quello non devi preoccuparti. Sia i Gambonno che Ringmaster  non mi tradiranno. Penseranno ad una truffa, un colpo ai danni di quei tipi. Ma dov’è t’è venuta fuori  quest’idea dell’”Arciere  Dorato”?>

<Quella? ... è una vecchia storia. Mi sono inventato questo criminale fasullo per scuotere il mio vecchio amico Capitan America in un periodo in cui voleva mollare. [2] Fermare l’Arciere Dorato lo fece tornare sui suoi passi. Oggi ho deciso di tirarlo fuori per infiltrarmi tra le fila di quell’organizzazione di bastardi che m’hanno incastrato e ucciso il tuo uomo.>

<E quella sul tuo maestro, Trickshot?>

<E’ in parte vera. Era malato di cancro e voleva andarsene in gloria lottando contro di me, il suo allievo prediletto.  Riuscii a sconfiggerlo e portarlo in ospedale. Ho rielaborato un po’ questa storia per darmi dei precedenti plausibili.>

<Dici che basterà per farti accettare?>

<Penso di si. Sono comunque “l’uomo che ha assassinato un Vendicatore”  ... e a tal proposito, ottima idea portarmi in quel bar.>

<Il modo più veloce di far girare una voce nell’ambiente dei supercriminali.  Solo un’altra cosa Falco... quando ti troverai faccia a faccia con quel bastardo di Taskmaster ... mollagliene una da parte mia.>

<Lo farò ...> le rispose, guardando le luci dalla città dalla finestra.

 

Alcuni giorni prima, sul tetto davanti al tribunale.

 

<Natasha, mi dispiace per il tuo amico... non sono potuto intervenire.> disse Devil alla Vedova Nera. Ma il suo superudito non avvertì alcuna variazione nel battito cardiaco della sua amica.

<Tu ... eri tu il “cecchino”. Ma perché?>

<E’ un suo piano e mi ha chiesto di aiutarlo. Non ho potuto avvisarti di questa messinscena.>

<Capisco. Beh son contento che non si sia fatto realmente del male. Un bel trucchetto devo dire, ci sono cascato persino io.  Mi hai fatto prendere un bello spavento devo dire. Se posso aiutarvi in qualche modo...>

<Matt, sei un caro amico.> disse lei, accarezzandogli una guancia. <ma hai già fatto tanto per noi. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto, anche da parte di  Falco.>

<Tranquilla, è il mio mestiere. Ma dimmi di più sul piano di Occhio di Falco...>

<Non preoccuparti di lui. Clint sa quello che fa.>

 

 

***

 

Quattro giorni dopo, come previsto da Clint, il cellulare della DuBois squillò. Hood aveva parlato col suo socio e si erano detti interessati ad un nuovo eventuale istruttore per la loro accademia. L’appuntamento era in un mattatoio abbandonato poco fuori città. L’Arciere Dorato entrò e disse:

<Sono qui. Fatti vedere.>

Hood usava il suo potere per non rendersi visibile:

<<Benvenuto, Arciere. Spero che tu non abbia paura del buio. Viene pure avanti, ti aspettiamo ...>> la porta davanti a lui si aprì, apparentemente da sola. Clint varcò la soglia e arrivò in una grossa stanza. C’era silenzio, non si udiva una mosca.

<Allora a che gioco state giocando?  dove siete? > domandò. Nessuna risposta. Ma ecco che all’improvviso alle sue spalle apparvero cinque uomini armati di mannaia. Altri sei spuntarono dalla porta davanti; in breve, l’Arciere Dorato si ritrovò circondato. Quel bastardo mi ha attirato in una trappola, pensò, mentre con un balzo evitò di venire accoltellato da uno di quei misteriosi aggressori. Mi ha riconosciuto? O forse vuole mettermi a tacere perché ho scoperto i loro piani? Continuava a fare pensieri di questo genere mentre con la sua agilità d’acrobata scansava i tentativi di ammazzarlo da parte di quegli energumeni. Lo spazio era ristretto per cui era l’ora di passare all’attacco altrimenti <Stasera avrebbero servito carne di Vendicatore a filetti.>Scoccò una freccia e il primo malcapitato venne inchiodato a muro, appeso per i lembi dei suoi abiti. Con un’altra privò dell’arma un altro assalitore, e con un calcio alla mandibola lo mise K.O. . Il terzo venne steso con un colpo d’arco all’addome e poi alla testa. Mise mano alla faretra  ed usò le restanti frecce per mettere fuori combattimento gli altri otto: d’altronde era ordinaria amministrazione per Occhio di Falco... ma fingendosi un criminale, Falco dovette calcare la mano ed essere più duro del solito.

Un battito di mani ruppe il silenzio.

<I miei complimenti, Arciere. Con quell’arco sei veloce come un fulmine. Hai steso undici avversari in uno spazio così ristretto.> disse Hood.

<Hai cercato di farmi fare la pelle, stronzo! Adesso ti...>

<Buono, riponi la tua freccia. Era semplicemente un esame ... e devo dire che l’hai passato a pieni voti.>

<Un esame, dici?>

<Cosa credevi, di poter entrare nell’accademia di Taskmaster sulla parola?? Dovevamo testare se avevi le capacità di fare parte della nostra squadra ... e devo riconoscere che le hai. Si, ci tornerà utile un tipo come te per il nostro prossimo incarico ...>

<E di cosa si tratta? >

<Un colpo ai danni di Tony Stark  ...>

 

In un luogo segreto.

 

In questo ufficio, la cui ubicazione è nota soltanto a pochi, si sono stretti alcuni dei peggiori patti criminali degli ultimi anni. E’ qui che Taskmaster ha messo al servizio dei criminali più facoltosi i propri talenti e i propri uomini. Oggi i suoi interlocutori erano i futuri eredi di alcuni dei maggiori boss del crimine di New York: l’uomo con il costume da pipistrello (che evidentemente non teme una denuncia da parte di una famosa casa editrice) si fa chiamare Ala Nera, ma in realtà è Joseph  Manfredi, figlio di Silvio Manfredi, meglio noto negli ambienti della mala come Silvermane. La donna invece rispondeva al nome di Madame Masque, per via della maschera di ferro che le copriva il volto, ed era la figlia del conte Luchino Nefaria, boss del Maggia. Entrambi erano qui per contrattare con il mercenario affinchè questi li appoggiasse nella loro impresa: assalire la Stark Tower.

<Madame Masque ... sono felice di vederti in salute. Si diceva che fossi rimasta ferita e che eri caduta in coma...>

<Voci che ho messo in giro io. Mi servono proprio per sviare le indagini.>

<Ottima trovata. Nessuna sospetta dei morti, no?> aggiunse Ala Nera.

<Già, ed è la situazione per quello che mi state proponendo ... certo, vi costerà caro ...>

<Tu fa la cifra. Ma voglio la garanzia che i tuoi uomini siano all’altezza: non sarà una passeggiata.>

<Di quello non dovete preoccuparvi. Ho addestrato io stesso alcuni di questi uomini, sono il meglio che potete trovare sulla piazza newyorkese. D’altronde, chi si laurea alla mia accademia a lavorato per i potenti criminali del mondo ... Crossbones, per esempio: è diventato il braccio destro del Teschio Rosso, ed è stato prima mio allievo e poi istruttore nella mia scuola. Non male come biglietto da visita, non vi pare? Inoltre, il mio socio mi ha appena informato dell’acquisto di un nuovo fuoriclasse ... l’uomo che ha ucciso Occhio di Falco, pare.>

<Davvero?> chiese Madame Masque.

<Si, mi ha appena mandato un filmato sul mio portatile ...>

Taskmaster digitò alcuni tasti sul suo personal computer: nell’e-mail ricevuta vi era allegato un filmato. Cliccò sul “play” e lo guardò.

<Interessante ... > esclamò dopo aver terminato la visione.

<Ci sei ancora?> domandò Masque

<Si mia cara . Scusate, ho appena ricevuto una notizia molto interessante...>

<Parlavamo di mostrarci i tuoi uomini ...>

<Giusto.  Venite con me, e vedrete coi vostri occhi di cosa sono capaci i miei allievi.>

 

Il vecchio mattatoio.

 

<Un colpo alla Stark Tower?>

<Esattamente. Il mio socio pare sia in contatto con due pezzi grossi che intendono farsi una cacatina nell’orto di Stark.>

<Attaccare Stark significa vedersela con Iron Man ...>

<Credo che l’idea sia quella di attaccare due postazioni contemporaneamente, un diversivo insomma, in modo da tenere occupato il ferrovecchio mentre noi ci occupiamo del vero obiettivo. Dì, non dirmi che ti fa paura ...>

<Beh non è certo un peso piuma ... ma per la giusta paga, io lo affronterei faccia a faccia. Anche da solo.>

<Questo è parlare. Ora facciamoci una birra, ti presento gli altri ...>

Chiacchierarono per un quasi un’ora , quando all’improvviso Hood ricevette una chiamata sul cellulare.

<Si, siamo pronti. Arriviamo. Coraggio ragazzi, è arrivato il boss, e ha portato i clienti, Mettetevi in ordine.>

<Ci siamo!> Pensò tra sé e sé Occhio di Falco <Tra poco sarò faccia a faccia con Taskmaster... e per di più insieme a due farabutti. Il piano sta funzionando meglio del previsto. Ora devo solo trovare un momento per avvisare l’F.B.I., ma non sarà per niente facile.>

Il gruppo segui Hood verso il punto d’incontro. Dall’altra parte della stanza giunsero Taskmaster e i suoi ospiti.

<Ed ecco qui quanto vi avevo promesso! Questo è il fuoriclasse di cui vi parlavo ... l’uomo che ha ucciso Occhio di Falco, il Vendicatore!> disse con tono melodrammatico. Dicendo così, Hood puntò la sua beretta sulla nuca dell’Arciere dorato, mentre uno dei suoi uomini lo privava di arco e faretra e un altro gli legava i polsi.

<Ehi ma che significa? Cos’è, un’altra prova del cazzo? Lasciatemi!>

<Ti prego, ti prego ... basta con questa sceneggiata.  Credevi davvero di riuscire a farmela? A me?>

<Ma di che sta parlando?>

<Ti ho detto finirla  con questa farsa. E’ finita, ti ho beccato Falco!> disse Taskmaster privandolo della maschera di gomma con baffi che gli copriva il volto.

<La maschera viola che indossi solitamente ti dona di più ... credevi davvero che sarebbe bastata questa per ingannarmi?> lo colpì all’addome con un pugno fortissimo, che lo lasciò senza fiato e lo costrinse a piegarsi sulle ginocchia per il dolore. Una volta in quella posizione, Taskmaster lo colpì al volto con un calcio.

<Un bel piano, devo dire, quello di simulare il tua morte per infiltrarti nella mia organizzazione ... peccato che, come al solito, mi hai sottovalutato .. ma davvero credevi che non avrei riconosciuto i tuoi movimenti? Proprio tu, che sei uno di quelli che ho studiato di più ... ma da chi credi che abbia imparare a tirare con l’arco, eh? Per me sei come un libro aperto, Falco ... ti riconoscerei perfino se ti mettessi il burka!> gli disse prendendolo per i capelli biondi ormai scoperti.

<Eh già ... come avrai capito, mentre ero invisibile ho ripreso la tua performance e ho mandato il video a Task. Ti farà piacere sapere che a me l’avevi fatta ... cacchio, m’ero bevuto ogni parola di quella tua storia. Te l’eri giocata bene, devo dire.>

<Che ne facciamo di lui, capo?> chiese uno degli scagnozzi.

<Strapazzatelo, ma non uccidetelo. Può ancora esserci utile.> Felici di potersi vendicare delle percosse subite, gli scagnozzi di Taskmaster s’accanirono con violenza su di lui, disteso a terra e con le mani legate impossibilitato di difendersi.

<Questo qui, signori> disse Taskmaster rivolgendosi ad Ala Nera e Madame Masque <E’ la nostra assicurazione. Se qualcosa, qualsiasi cosa dovesse andare male durante il colpo, possiamo barattare con Stark la sua vita per la nostra liberazione.>

La reazione però non fu quella sperata. Ala Nera mise mano alla sua cintura e da li estrasse un fumogeno e lo scagliò verso gli uomini che stava pestando Occhio di Falco, mentre Madame Masque assalì Taskmaster. Questi riconobbe le tecniche di arti marziali che la donna stava usando contro di lui:

<Maya? Tu?>

 

Qualche giorno prima. Manhattan, Upper East Side.

 

<Maya! Che bella sorpresa...>

<Ciao Mike. Posso entrare?>

<Certamente. .. qual buon vento?>

<Sono qui perché ho bisogno del tuo aiuto, Mike. Mi ricordo di quante volte mi hai parlato di te e del tuo rapporto con la tua famiglia ... di come ti vergogni di loro , dei loro crimini, e di come hanno contribuito alla diffusione della cattiva fama di cui godono gli italoamericani ...>

<Confermo ogni parola. E allora?>

<E allora ti do l’occasione per fare qualcosa al riguardo ...>

Michael Manfredi era il terzo figlio di Silvio Manfredi. [3] Suo padre era uno dei maggiori boss della mala di New York da decenni, mentre suo fratello Joseph, indossando un’armatura con fattezze da pipistrello, s’era fatto una discreta fama come sicario con il nome di Ala Nera. Michael era la pecora nera della famiglia: non aveva alcuna intenzione di seguire le loro orme. Aveva provato a rifarsi una vita, ad allontanarsi da quell’ambiente malavitoso, ma il peso di quel cognome lo aveva sempre schiacciato, impedendogli di liberarsi di quel giogo. L’unico modo che aveva di colpire in qualche modo sua padre era vivere alle sue spalle scialacquando il suo patrimonio. Ma ora Maya bussava alla sua porta con un’offerta migliore

<Che hai in mente?>

<Una cosa che ci permetterà di infliggere un calcio nelle palle all’organizzazione di Taskmaster. Ma per farlo mi servono le tue risorse, l’attrezzatura di tuo fratello e i tuoi contatti.>

<Ci sto. Dimmi i dettagli.>

 

Al vecchio mattatoio. Ora.

 

<Dopo tutto quello che ho fatto per te ... ti ho dato salvato la vita, ti ho dato una casa, uno scopo ... e tu mi ripaghi così? Perché?> le chiese Taskmaster mentre evitava i suoi colpi.

<Perché mi chiedi? Perché finalmente ho aperto gli occhi!> rispose lei cercando di colpirlo con un calcio.

<Tutto quello che mi legava a te è sciolto! Nessun debito, nessun legame, niente più!> stavolta riuscì a piazzargli un calcio al torace, sorprendendolo e mettendolo a terra. Nello stesso istante, Ala Nera s’addentrò nella nube nera creata dal suo fumogeno, soccorrendo Occhio di Falco e colpendo di sorpresa i suoi assalitori.

<Ce l’ho, andiamo!> gridò, portando a braccia il Vendicatore, stordito e dolorante per i colpi presi.

Maya afferrò una carica esplosiva dalla sua cintura e la lanciò in direzione di Taskmaster: il mercenario evitò l’ordigno, come previsto dalla ragazza, ma non potè non essere investito dall’onda d’urto dello scoppio, che lo scagliò lontano.  Maya si tolse la maschera di metallo e raggiunse Mike, aiutandolo a sostenere Clint.

<Dai, più in fretta! Non li fermerà a lungo ...>

<<Fermi dove siete!>> riecheggiò una voce nell’aria. Michael si fermò di scatto.

<Cosa c’è?> disse Maya.

<<Chiedo scusa ... dimenticavo che senza leggermi le labbra non puoi capire quello che ti dico. Risolviamo subito.>> Hood si rese visibile agli occhi dei tre. Aveva due beretta puntate su di loro.

<Ora va meglio?>

<State indietro> disse la ragazza <Adesso lo ...>

<Frena bella e stammi a sentire. Abbiamo poco tempo. So quello che volevate fare e posso aiutarvi a realizzare in vostro piano.> dicendo così ripose nella fondina una beretta e prese dalla tasca una chiavetta.

<Qui dentro c’è gran parte del database di Taskmaster: nomi degli affiliati, luoghi, date e orari degli incontri, la gente per cui lavora o per i quali ha lavorato, i colpi che ha programmato ... tutto quanto. Qui su di un vassoio d’argento.>

<E ... perché diavolo ... vorresti c-consegnarmeli?> disse Occhio di Falco, tra mille stenti, sanguinando copiosamente.

<Perché quando tutto cadrà in pezzi e Taskmaster sarà al fresco, l’organizzazione sarà da rifondare e lui gli subentrerà ...> disse Ala Nera, con aria disgustata.

<Esattamente. Bell’intuizione ... si vede sei dell’ambiente, Manfredi. Allora ci state?>

Si scambiarono delle occhiate. Falco non disse una parola, fu Maya a decidere per lui.

<Ok, affare fatto. Ora facci passare!>

<Ottima decisione> disse Hood, lanciando la chiavetta verso Maya, che la prese al volo.

<E tu Vendicatore... ricorda che mi devi la vita. Vedi di non dimenticartene un domani ...> gli si avvicinò alla faccia, guardandolo negli occhi furenti.

<Traduzione: non rompermi le palle, arciere. O la prossima volta non sarà così clemente e ti pianto una palla in fronte.> poi si rivolse a Maya:

<E adesso colpiscimi, forza. E fallo sembrare vero.>

Maya non se lo fece ripetere e gli mollò un durissimo gancio al volto, mandandolo giù. L’insolito terzetto poi uscì dal vecchio mattatoio, salirono sull’auto di Taskmaster con la quale erano venuti e andarono via sgommando.

 

Appartamento di Clint Barton a Coney Island.

 

Era malconcio, dolorante, ridotto male, ma almeno era vivo. Jessica e Kate s’erano strette attorno a lui, felici per il suo ritorno a casa.

<Maya ... grazie. Non hai idea di quanto ti sia grata.> le disse Kate.

<Si, è vero ... ti sono debitore. Mi hai salvato una vita ... un’altra volta.> aggiunse Clint.

<No, non dire così. Sono io che ti sono debitrice. Il tuo intervento, le tue parole, erano quelle di cui avevo bisogno per svegliarmi. Potrei dire che tu mi hai liberata ...>

<Ma non dovresti andare al pronto soccorso?>

<Aw, ne ho viste di peggio, Jess, non stare a preoccuparti troppo. Ma dimmi Maya ... perché ti sei imbarcata in quell’impresa? > domandò ancora Barton.

<Beh ... a causa di Kate. La conosco, so che avrebbe cercato di consegnare alla giustizia i tuoi assassini ... non potevo permettere che corresse questo rischio. Sapevo di poter arrivare a Taskmaster prima di lei, e così ... se le sarebbe successo qualcosa non avrei mai potuto perdonarmelo.>

Kate l’abbraccio affettuosamente.

<E quel tuo amico? Chi è?>

<Mike? Un bravo ragazzo. Davvero un bravo ragazzo. Piuttosto, dimmi tu ... cosa intendi fare con la chiavetta che ti ha dato Hood?>

<La consegnerò all’ FBI. Poi darò la caccia anche a lui. Se pensa che avrò dei riguardi nei suoi confronti non ha capito con chi ha a che fare ...>

<Eh no, adesso basta con tutte queste storie! Ora tu starai qui a casa, nel tuo letto, a curarti e a riposare. Niente più maschere, arco e frecce, chiaro? Altrimenti, te lo giuro,ti farò rimpiangere di non essere rimasto morto, chiaro?> gli disse Jessica, con tono decisamente autoritario. E Clint Barton non riuscì a risponderle. Ma quando fu finalmente solo, prese il cellulare chiamò l’agente Del Toro al numero che gli aveva lasciato.

<Il piano non ha funzionato, e me la sono vista brutta ... no, ora sto bene. Sto bene, non si preoccupi. Sono comunque riuscito a procurarmi delle prove. Possiamo arrivare a lui. Voglio inchiodarlo, e voglio un posto in prima fila. Sono arrivato fin qua e non posso tirarmi indietro.>

 

 

Le Note

 

Eddai, l’avevate capito che Occhio di Falco non era morto, no? Sapevate di ritrovarlo vivo, in questo numero ... quello che forse non vi immaginavate è che il cliffhanger del numero scorso faceva parte di un piano ideato nel numero 9 dall’agente dell’ F.B.I. Angela Del Toro. Finora il nostro Clint ha giocato di rimessa con Taskmaster, ma adesso è passato all’attacco ... e che ruolo avranno in tutto questo Maya e Hood? Come avete visto, non intendono più stare sullo sfondo a fare le comparse... passiamo alle curiosità:

 

1 = Buck Chisholm alias Trickshot è stato colui che ha insegnato al giovane Clint Barton a tirare con l’arco quand’ero un giovane  orfano scappato con il circo.  Inventato da Tom De Falco e Mark Bright su Solo Avengers # 1 (Dicembre 1987) la sua storia è quella che ha raccontato Clint alla Principessa Pitone:.

 

2 = L’Arciere d’Argento ... ah! Cosa sono andato a pescare ... costui era un'identità fittizia usata da Clint Barton per "scuotere" da un atteggiamento rinunciatario l'amico Steve Rogers, che aveva abbandonato l'identità di Capitan America all'indomani delle vicende viste nella saga dell'Impero Segreto (Captain America #180, Dicembre 1974). Clint lo attaccò usando questa identità per spingerlo a combattere di nuovo e dimostrargli che non avrebbe potuto rinunciare ad una vita di azione. La cosa funzionò, dato che Steve tornò ad indossare panni supereroistici, anche se come Nomad. Poche apparizioni in questa storia del ’74, firmata da Steve Englehart e Sal Buscema, e di questa identità fittizia non si seppe più niente ... fine ad ora. Mi pareva plausibile che Clint la ripescasse per spacciarsi per un criminale.

 

3 = Michael Manfredi, il “figlio buono” di Silvermane, è una mia invenzione originale. Tenetelo d’occhio perché su di lui ho parecchi progetti interessanti ... ne sentirete ancora parlare.

 

Rimanete sintonizzati perché ne vedrete ancora delle belle...

 

Carmelo Mobilia.